lo schiaffo
giochi senza oggetto
“rǝ pàkkǝrǝ” Di Silvio Falato
Da Vesuvioweb · Febbraio 8, 2019
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A GUARDIA SANFRAMONDI (BN)Un altro gioco, frequente nel mese di Febbraio, perché facilmente praticabile
al chiuso, era quello dello ”schiaffo”, in dialetto “rǝ pàkkǝrǝ”.
Nel gruppetto, che di solito era costituito di sette o otto elementi, mediante il
famoso “tocco”, si sceglieva chi doveva andare sotto. Lo sfortunato si piazzava al
centro del gruppo, infilava la mano destra sotto l’ascella sinistra, esponendo
chiaramente il palmo, e con la mano sinistra, messa di lato sul viso reclinato a destra,
impediva la visuale su tutto il lato destro. Da qui uno del gruppo assestava un forte
schiaffo sul palmo della mano esposta, e ogni giocatore, componente del gruppo, poi,
col dito alzato, fingeva, davanti allo schiaffeggiato che si era girato, di essere stato lui
l’autore dello schiaffo.
Il povero malcapitato restava quasi sempre disorientato dalle insistenze dei
compagni, ma qualche volta riusciva a indovinare chi era stato ad assestare il sonoro
schiaffo, e costui doveva prendere il suo posto.
Il gioco descritto, come tutti quelli che vedremo appresso, aveva una durata
illimitata. Spesso veniva interrotto o perché, essendo qualcuno venuto meno a
qualche regola, si passava al litigio e si scompigliava così la combriccola o perché si
era scacciati in malo modo da qualcuno degli inquilini del palazzo, stanco
dell’eccessivo frastuono creato o perché immediatamente sospeso dal lontano grido
di qualche mamma, che ci chiamava al nido. E allora non si poteva indugiare e non
c’erano scuse. Occorreva tralasciare ogni attività e correre subito a casa, altrimenti
saremmo stati accolti con la mazza della scopa.