la piona - GIOCO POPOLARE

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la piona

giochi senza oggetto
La piona
             Si tratta di un gioco molto particolare, variante complessa del cosiddetto salto della quaglia o della cavallina, quello stesso che ha originato il gioco detto cavai o anche il  primo monte della luna, più propriamente infantile, in cui l’arditezza virile della piona é stata sostituita dalla sequenza narrativa delle figure. La piona é infatti un gioco sui generis: l’abbiamo qui accomunato ai giochi di strada, anche se in effetti la sua esecuzione richiede normalmente uno spiazzo erboso: in ogni caso, chi ha avuto modo di assistervi, non può non notare come il gioco sia una vera e propria aristeia, una manifestazione pubbica di valore personale: lotta, sfida, dimostrazione del proprio coraggio, gusto del gioco vi si presentano mirabilmente fusi. In effetti esso non é gioco infantile, ma legato piuttosto all’età dell’adolescenza e della prima giovinezza; richiede agilità e prestanza atletica non comuni e, caratteristica originale, costituisce un vero e proprio spettacolo, cui assistono frequentemente non solo i coetanei (maschi, ma soprattutto femmine), ma anche la comunità adulta. Personalmente ricordo di aver assistito in giovane età alla piona nel praticello su cui s’affaccia il santuario di Sant’Alessandro, nella Valle dell’Agna, in occasione della festa che vi si svolge ogni anno, verso la fine di agosto. Il nome del gioco deriva probabilmente dalla stessa voce piona, che nelle parlate bresciane sta per piede, o meglio definisce la lunghezza di un piede; infatti, come vedremo tra poco, la distanza fra le linee, o meglio tra i bastoncini che segnano il campo da gioco, é tradizionalmente quella appunto di una piona.

             Si é parlato di bastoncini: non é infatti possibile sul terreno erboso delimitare e segnare il campo servendosi di un pezzo di mattone, di un carboncino o semplicemente tracciando il segno sulla polvere del terreno, come si fa normalmente nei giochi di strada. I bastoncini - cinque o sei, a seconda dei casi - vengono posti parallelamente sul terreno a una distanza di circa venticinque, trenta centimetri (appunto la lunghezza media di un piede). Uno dei giocatori, il cui numero varia solitamente fra i cinque e i dieci, viene estratto a sorte: egli va a prendere posizione, chino, come avviene nel gioco del salto della cavallina, in corrispondenza, anzi mettendosi a cavallo della prima linea, in modo tale che la spina dorsale sia parallela ai bastoncini. A turno e gridando piona! Ognuno dei giocatori, dopo aver preso l’opportuna rincorsa, lo salta. Terminato il giro, colui che si trova sotto[1] si sposterà ogni volta di una linea e così via, dopo che che tutti i giocatori hanno effettuato il salto[2]; questi ultimi non potranno però, battendo il piede, oltrepassare il primo dei bastoncini. Il giocatore che superi col piede la prima riga, che non riesca nel salto o che dimentichi di gridare piona! andrà a prendere posto accanto al compagno destinato per sorteggio a stare sotto, rendendo così l’esecuzione sempre più difficile. Ovviamente col prosieguo del gioco aumenterà via via il numero dei giocatori da saltare, mentre diminuirà quello dei saltatori. É il momento in cui la piona si fa più spettacolare: gli spettatori si affollano, il pubblico si fa più attento e incita i concorrenti rimasti: alla fine, risultando ormai impossibile, anche al più atletico dei giocatori, prodursi, col metodo utilizzato nella prima fase - quello della cavallina - in un salto che può arrivare anche a cinque o sei metri, il saltatore superstite, presa una lunga rincorsa, si tuffa letteralmente sulle schiene allineate dei compagni, vi rotola sopra con un’acrobatica piroetta e, se tutto va bene, ricade in piedi dalla parte opposta, tra le acclamazioni dei presenti[3]. La piona é terminata: il campione, baldanzoso come un vincitore di Olimpia, attorniato dalla folla, che ancora commenta l’andamento della sfida, va a stendersi all’ombra di qualche albero, mentre gli amici fanno a gara ad offrirgli un bicchiere di vino che spenga la sete e stemperi la tensione.

[1] L’espressione essere o stare sotto indica universalmente il ruolo di chi, nella pratica ludica, ricopre, per sorte o per esito di gioco, la parte per così dire passiva e, naturalmente, meno piacevole.
[2] Le varie fasi sono dette in gergo le prime, le seconde ecc.
[3] In questa fase del gioco sembra di cogliere l’eco dell’antichissimo gioco del salto del toro, praticato nell’isola di Creta. Ma si tratta di un’ eco, o più semplicemento ci é parso di sentirla?

vedi anche Il Gioco della Piona http://www.demologia.it/brescia/feste/94vobarno/piona.htm Fondazione Civiltà Bresciana
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