noccioli - GIOCO POPOLARE

bambini che giocano con la corda
Il gioco popolare
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noccioli

giochi antichi
Da "FLORA POPOLARE BIELLESE-
Nomi dialettali,tradizioni e usi locali "
di ALFONSO SELLA (1913-2001) - EDIZIONI DELL'ORSO
Pag 216-XIII. Nòcciolo della pèsca, della Susina, ecc.

GIOCHI

(+) I bambini, un tempo, impiegavano i nòccioli di pesca per alcuni dei loro giochi, piu o meno complicati, di destrezza o di lancio.  jué l castlàt <giocare a castelletto>; era un gioco esclusivamente maschile: bùtavu dal ganòciule d parse únna sur l ata, lì; bùtavu trèi sutta e ùnna sura, pò nu fiiu balé unna, la campavu per èria usi, pó ciapavu n prèssa sti li, par ciapé anca l'ata nsèmma; s i la ciapavu nèn, alura pardiu l piùmì <mettevamo dei n. di pesca (essiccati) uno sull'altro, lì (per terra).
(Ne) mettevamo tre sotto e uno sopra, poi ne lanciavamo uno, lo buttavamo in aria così. Poi (mentre quello era in aria) cercavamo di afferrare in fretta quelli lì (a terra), per poter prendere anche l'altro (prima che ricadesse). Se non riuscivamo a prenderlo, perdevamo il pennino d'acciaio per scrivere (che rappresentava la posta)>.  ue ai nèsc-le <giocare ai n. della pesca): si metteva una pietra piatta (palèt) ritta in piedi, in equilibrio instabile, al centro di un cerchio tracciato sul terreno; dietro la pietra ogni giocatore poneva un numero determinato di n. Quindi i giocatori, a turno, da una distanza prestabilita, cercavano di colpire con un'altra pietra, anche'essa piatta, quella ritta per terra. Se il tiro era centrato i n. potevano finire fuori dal cerchio; questi diventavano allora proprietà del lanciatore.

Nell’antica Grecia un gioco simile era usato per predire il futuro. Si faceva con ossicini del tarso delle zampe posteriori di capre e agnelli e chiamati astràgali.
Ripiglino
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Il gioco dei noccioli
Nel periodo risorgimentale, il ripiglino era un gioco di gruppo in cui il giocatore di turno tirava in aria noccioli (ma anche sassolini o monete) cercando di riprenderli con la parte della mano opposta al palmo. Ad ogni errore il turno passava al giocatore successivo. Se invece si prendeva un nocciolo, lo si doveva rilanciare per aria cercando di raccogliere quanti più noccioli a terra prima di riprendere quello lanciato, secondo la regola della mano e senza fare errori. Il gioco si concludeva quando a terra non vi era più alcun nocciolo.
Esisteva un'ulteriore regola per cui, giunti al terzo tentativo senza commettere errori, si diceva "fare sbrescia" se si riuscivano a prendere, in un sol colpo, tutti i noccioli cascati al tentativo precedente. Per questo il gioco era detto anche sbrescia.
Noto nell'Italia risorgimentale col nome di ripiglino, il gioco aveva origini antiche, infatti grazie alle testimonianze di Giulio Polluce, un gioco molto simile era praticato già nell'antica Grecia con un numero determinato di cinque sassolini o aliossi e per questo chiamato πεντάλιθα, pentálitha (dal greco πέντε, pénte cinque, e λίθος, líthos pietra)

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