uno monta la luna, salta la quaglia - GIOCO POPOLARE

bambini che giocano con la corda
Il gioco popolare
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uno monta la luna, salta la quaglia

giochi senza oggetto
ll primo ragazzo s'inchina rimanendo colle braccia penzoloni fin quasi a toccar la terra colle mani. Un altro ragazzo, posto direttamente dietro di lui, gli grida da lontano: "Salta la quaglia". Il primo gli risponde: "Che ddiavolo ài?" Il secondo replica: "Alzeme er cuderizzo, che mmò lo vederai". Così dicendo, questo piglia la rincorsa, salta sulla schiena del ragazzo, e gli riesce dalla testa. (dal"Vocabolario romanesco" di Filippo Chiappini-1933) incisione di Bartolomeo Pinelli 1831 (www.laboratorioroma.it)
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A Roma il "Sartalaquaja" aveva numerose varianti: "Uno monta la luna" "Sartalaquaja a camminà" "Sartalaquaja a doppia rota" "Sartalaquaja a musa" "Sartalaquaja der chirichetto".
Da "I giochi a Roma di strada e d'osteria" di Giorgio Roberti - Newton Compton Editori
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LUNA MONTA
Scano Montiferro (Nuoro)

Questo gioco consisteva nel saltare il compagno che stava piegato a terra: se quello che saltava toccava il compagno che stava a terra, allora c'era un cambio. Quello che saltava andava sotto e quello che era sotto andava sopra e così via.
Chi stava sotto aveva la facoltà di abbassarsi o sollevarsi, stando attento a fare in modo che chi saltava cadesse dall'altra parte in determinate posizioni prestabilite (a gambe incrociate, a braccia incrociate, ecc.). Il primo saltatore contava e gli altri ripetevano la stessa sua frase "Luna monta, due monta il bue, tre la figlia del re, quattro particolare, cinque incrociatore, sei in crocetto, sette speronette, otto gigiotto; nove il bue, dieci un piatto di ceci, undici per mezz'ora, dodici tutta l'ora, tredici fazzoletto".
IL TESTO DI QUESTO GIOCO E' TRATTO DAL LIBRO "Scano Montiferro" Ambiente -Storia -Tradizioni" Raccolta di notizie a cura della Scuola Media (Anno scolastico 1987-1988)  http://web.tiscali.it/scano.montiferro/scuola/pagina4.htm
ALBANIA SALTA LA QUAGLIA
ALBANIA
ALBANIA SALTA LA QUAGLIA
BELGIO
GIAPPONE
ARGENTINA
SALTA LA QUAGLIA
ANDORRA
SALTA LA QUAGLIA
CIPRO
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"AGGUANTA CHE ME NE VENGO…… so zuccheri e caramelle.”
TORRE DEL GRECO

Partecipanti: gioco di gruppo - vari ragazzi posti l’uno dietro l’altro.
Azione -  Un ragazzo si poneva con la schiena piegata in senso orizzontale, la testa all’ingiù, ritirata il più possibile fra le spalle (‘a capa rint i scelle), e le braccia, con le mani, appoggiate sulle ginocchia; gli altri, uno per volta, saltavano facendo pressione, con le mani, sulla schiena del compagno curvato, e si mettevano davanti a lui nella stessa posizione; nel saltare declamavano la strofetta relativa al numero del salto che si effettuava.E, così, sino a stancarsi.
Nel saltare si doveva cantare così:
“Uno,  ammonta ‘a luna.”
“Ddoie, ammomt ’u bue.”
“Tre,   ‘a figlia ‘ddu re… è bona per me e ce verimm riman ‘e tre.
“Quatt, ‘a culacchia” (con leggero colpo dei glutei sulla schiena di chi sta sotto)
“Cinque, ‘a tabbacara… fa rint’ ‘i pacc”
“Sei,  raccogli il grano…” (colpo di tacchetto delle scarpe sui glutei di chi sta sotto).
“Sette, ‘u spitaletto…”   
“Otto,  'u paccotto..”
“Nove,  ‘i cannoli..”
“Dieci,  vva’  piglia ‘u ciucci(o) ‘llammiez.”
“Undici,  i suricill ‘ra zia Teresa fanno zi, zi, zì.”
“Dodici. i suldatiell…”
“Tredici,  ‘a uerra..”
“Quattordici, …
“Quindici,  …    
Da http://www.torreomnia.it/forum/leggi.asp?id=14243
COME GIOCAVAMO A TORRE DEL GRECO DOPO LA GUERRA
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"Cavallina"
In Calabria Cavaddr’avvuti:

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"Passo!"
SARMEDE (TV) il gioco si chiama
E' descritto in un prezioso libro "I Giochi di un tempo" ricordati da Vittorino Pianca e a cura dell'Associazione Pro Loco di Sarmede - Editore KELLERMANN.

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"Uno monta la luna"
SAN FRATELLO (Messina) da SOTTOLAPIETRA
http://sottolapietra.blogspot.it/2013/04/cerano-i-tempi-di-uno-monta-la-luna.htm

"Uno monta la luna" è un gioco che si è diffuso un po’ in tutta Italia. I comandi del gioco sportivo, essendo un’attività legata alle tradizioni culturali dei luoghi dove è praticato, variano da zona a zona al fine di eseguire delle rime in base al proprio dialetto. Il gioco è una pura espressione d’intelligenza, agilità e coordinazione, la cui dinamica è molto somigliante allo sport olimpionico del salto del cavallo.

Lo svolgimento è semplice: deciso dopo una “conta” (tocchi tu, bim bum bam) il giocatore che farà da "cavallina" (colui che restando fermo con le mani poggiate alle ginocchia e la testa in giù ben coperta da eventuali contatti con i saltatori, assume la posizione dell’ attrezzo ginnico), fungendo come appoggio, attende i compagni di gioco, che, eseguita una breve corsa, poggiandogli le mani sulla schiena si danno slancio per scavalcarlo mediante un salto a gambe divaricate. Per non essere penalizzati a fare la "cavallina", i saltatori non devono toccare l’avversario in nessun altro modo. Ciò che però rende questo gioco caratteristico, distinguendolo da una qualsiasi prova ginnica, è la "voce" che ciascun saltatore è tenuto a dare come accompagnamento al proprio salto. La "voce", data prettamente in dialetto, differisce a secondo del turno e descrive in che modo sarà eseguito il salto

I comandi della ‘cavallina’ possono variare da zona a zona e anche dalla fantasia e dall’abilità dei giocatori:
Questi i comandi più diffusi in Sicilia:
Uno: monta la luna (salto semplice);
Due: due mondi blu (salto semplice); oppure due monta il bue
Tre: la figlia del re (salto semplice);
Quattro: batti mano (salto semplice e in volo battere le mani)
Cinque: i pugni si danno forte (saltando si colpisce la schiena a pugni chiusi di chi sta sotto);
Sei: un calcio a volo (saltando si deve colpire a mo’ di colpo di tacco il sedere di chi sta sotto, chi manca il colpo va sotto);
Sette: tre passi incrociati tre in avanti e tre in indietro, dopo il salto si deve atterrare con i piedi incrociati, si devono fare i passi incrociati in avanti e indietro e non si deve toccare nessun giocatore durante tutta l’operazione;
Otto: fagotto se mi tocchi metti sotto (comando difficile perché dopo il salto bisogna fermarsi dove si atterra, un piccolo tocco fa sì che si vada sotto);
Nove: andiamo a raccogliere (completamento del turno precedente in cui ciascun giocatore deve raccogliere con i denti l’oggetto personale depositato in precedenza);
Dieci: il palo di ferro (scavalcata la "cavallina" il saltatore deve atterrare dritto, cioè in posizione perfettamente verticale);
Undici: le formiche volanti (Durante il salto bisogna disporre le mani a mo’ di rapace e stringere la schiena di chi sta sotto come se fosse una preda);

 
 
I Zueg Cmecis | I giochi di una volta | Uno, la luna!
I zueg Cmecis' (I giochi Comacchiesi): lo scrittore Luciano Boccaccini ripercorre i passatempi preferiti dai bambini di una volta.
https://www.comacchio.it/scheda/173/Uno-la-luna!-Due-al-bue!-Tre-alla-figlia-del-re!
Il nome esatto di questo gioco è “Uno, la luna”. Sicuramente tra i giochi all’aperto più diffusi e dalle regole molto semplici: l’obiettivo era quello di non andare mai “sotto”. Nessun limite di partecipanti, se ci si trovava anche in trenta non era un problema.
Il problema invece l’aveva eccome chi doveva starsene chinato, costretto a sopportare il salto dei più robusti. Pensate al povero malcapitato, magro come un chiodo e al cicciottello di turno che doveva saltarlo.
Si faceva la conta e chi doveva stare sotto se ne stava in piedi con la testa e le spalle piegate e le mani sulle ginocchia. Ricordo però che noi applicavamo una deroga: più che in piedi, per non subire gli urti dei più pesanti, chinavamo la testa. Gli altri dovevano saltarlo, come a scaricabarili, uno alla volta.
La cosa principale è che, in questo gioco, prima di saltare, i giocatori dovevano pronunciare un verso o una parola convenzionale. Chi sbagliava andava sotto. Talvolta, oltre alla formula, bisognava fare dei gesti ben precisi, a imitazione del primo a saltare, che diventava una sorta di apripista.
A Sassari, per esempio, questo gioco era noto con il nome di “cannonata” e la filastrocca variava.
A Comacchio si diceva: “Uno alla luna; due al bue; tre alla figlia del re; quattro si semina e si raccoglie; cinque il cioccolato; sei piombini; sette il calcetto; 8 l’incrociatore oppure 1848 Garibaldi fu zoppo; nove la figlia del re fa l’amore con me; dieci tamburini; undici i tamburini partono; dodici la poderosa incalcata; tredici mi preparo; quattordici ti saluto e me la squaglio.
A Roma si chiamava "alla bella insalatina", mentre in Puglia "A Zippe, milche, melche" e in Sicilia "A deci".
Luciano Boccaccini
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Luna monta in curzu e in longu (Luna monta in corto e in lungo)
NUORO
http://www.itcsatta.nu.it/andalasdeimparu/index.php?option=com_content&task=view&id=68&Itemid=49
Molti bambini facevano questo gioco, iniziavano contando e quello che usciva doveva saltare o essere saltato. Il bambino si doveva incurvare e toccare le ginocchia con le mani abbassando la testa. I compagni lo saltavano l’uno dopo l’altro mettendogli le mani nella schiena chi sbagliava si doveva mettere al posto del compagno.
Esistevano due tipi de luna monta : in corto e in lungo, in corto cantavano una Filastrocca:
al primo salto dicevano “ Luna Monta“
al secondo “due Bue “
al terzo “tre Re “
a su quartu “Quattro Spazzini “
al quinto “ Cinque Granate “ saltando si sedeva sulla schiena
al sesto “ Sei, si ser mortu billaru su ganzu “
al settimo “ Sette pugni “ si davano tre pugni quando si saltava
all’ ottavo “ Otto è un  cadavere “ si dava saltando un calcio nel sedere al nono “ Nove Margherite fan le prove”
al decimo “ Dieci porci “
all’ undicesimo “ Unnichi sughes tottu a domo”
al dodicesimo “Dodici te la metto”si dava saltando un altro calcio nel sedere
al tredicesimo “Trediciola”
al quattordicesimo “Cassarola”
al quindicesimo “Alla tornata ti metto la piciruola” annunciava che al prossimo giro gli metteva la cinta sulla schiena
al sedicesimo “Te la metto” gli metteva la cinta sulla schiena
al diciassettesimo “Alla tornata te la prendo”
al diciottesimo “Te la prendo” ognuno si prendeva la propria cinta

Luna Monta in lungo invece consisteva a saltarsi di compagno in compagno senza dire filastrocca.

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Lunamonta
da Benvenuti ad Asuni
http://www.monteualla.it/public/index.php?option=com_content&view=article&id=76:is-giogus-i-giochi&catid=44:tempus-antigus&Itemid=75
       Il gioco si svolgeva generalmente da “s’ecca de tziu Talliu Fenu e Pranza de Cresia”
Si stabiliva il turno di salto quindi si procedeva nel seguente modo:
      Il primo si disponeva curvo un avanti, con le mani poggiate selle cosce, quindi il primo saltava poggiando le mani sulle spalle senza toccarlo in altre parti e si disponeva a ricevere il salto del secondo saltatore e così via fino ad esaurimento del gruppo, quindi l’ultimo che saltava doveva saltare tutti i compagni e si posizionava per ricevere i salti di tutti i compagni.           
Qualora uno sbagliasse il salto, toccasse la persona curva, doveva  andare a disporsi  o per ricevere il salto e successivamente perdeva il turno.
giocopopolare@libero.it
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